Dati pervenuti dall’Ovse-CevesUni, osservatorio consumi-mercati. 750-760 milioni di bottiglie di bollicine stappate all’estero, di cui circa 250 milioni solo a fine anno. Brindisi sempre più diffusi all’insegna della voglia di spendere ma incertezza sul breve e medio termine. Intervista a Giampietro Comolli.
Fabriano, 7 gennaio 2023
Autore: Sergio Sambi
“Brindisi tricolori in grande spolvero, ancora un anno, all’estero. Soprattutto fuori casa, soprattutto fra i giovani consumatori in crescita. I mercati stoici restano i più attivi e più in crescita dopo i due anni pandemici. Numeri e valori in recupero, ma cresce in primis la considerazione di cibo-vini italiani nel mondo. Performance che assolutamente deve essere sostenuta come asset Paese e non solo come valore export della bilancia commerciale” Giampietro Comolli, presidente di Ovse-CevesUni, osservatorio consumi-mercati fondato nel 1991 all’Università Cattolica di Piacenza con diversi docenti di allora, è molto chiaro. “La continua crescita di volumi e valori non deve essere data per scontata: occorre un piano di sostegno informativo e comunicativo all’estero che sappia dare molto spessore culturale e salubre alla presenza e vendita integrata di spumanti, vini, cibo. Il nutri-score deve essere formativo di una cultura consapevole, vera e completa, non un superficiale meccanismo limitato a pochi elementi discriminatori.”
“Chiarissimo” afferma Comolli. “Infatti l’anno 2022 si è chiuso, in base alle spedizioni e dati doganali, quasi definitivi e stimati raccolti da Ovse-CevesUni www.osservatorio.ovse.org parlano di un valore esportato tricolore dell’agroalimentare molto vicino a 58,9-59,1 miliardi di euro di valore alla produzione con una quota “vini&spumanti” molto prossima a 8 miliardi di euro. Prosecco e Grana Padano guidano la classifica dei brand non di marca più gettonati, a seguire la pasta. Un altro record dopo la tenuta e gli incrementi registrati anche nel biennio precedente durante la pandemia. Cibo&Vino italiano in ogni caso apprezzato, ma certificato secondo un modello internazionale, spiegato, conosciuto, affidabile e non soggetto a scandali. Il consumatore estero è molto colpito da questi fattori esterni al prodotto in sé. Meglio, infatti, le etichette docg e doc (+11% rispetto al 2021) con una frenata dei consumi dei vini fermi rossi, rispetto ai bianchi e ai passiti, questi ultimi ritornati in auge se raccontati con una storica docg”.
Il presidente Comolli prosegue la sua analisi “Saranno circa 750 milioni le bottiglie di bollicine tricolori stappate all’estero (di più quelle spedite) per un valore alla produzione di 3 miliardi di euro (pari al 36% del totale enoico esportato), di cui circa 1,7 miliardi di euro derivanti dal solo sistema Prosecco Spumante composto da 3 docg e 1 doc interregionale. Circa il 91% griffato Docg-Doc. All’estero bene i volumi anche dell’Asti spumante docg, il Trento doc cresce del 10% seppur a fronte ancora di numeri limitati, stazionario il Franciacorta che conferma una posizione di leader export per le bollicine metodo tradizionale. – no per favore classico –” sostiene Comolli da anni per non creare confusione con la stessa dicitura usata per vini fermi “mentre il Prosecco doc con le docg Valdobbiadene, Conegliano, Asolo (in crescita rispettivamente dal 3% al 11% rispetto al 2021) si avvicina molto al tetto di 700 milioni di bottiglie esportate. Si affacciano anche alcune etichette di aziende e territori non tradizionali: piccole quantità ma il consumatore estero appare molto aperto alle novità, purché made in Italy e certificate anche biologiche. Le bollicine tricolori fanno segnare un altro record dei record, grazie anche al cambio delle monete e ai rincari dettati dalla distribuzione mondiali e nei vari paesi, con oltre 10 miliardi di dollari il giro d’affari su tutti i mercati, oltre a quello nazionale”.
Ancora Comolli su motivazioni e domanda: “Nel mondo, anche in paesi nuovi, a tavola si parla italiano sempre più, soprattutto in termini di conoscenza, riconoscibilità, notorietà, certezza qualitativa. Un patrimonio e un risultato che non va dimenticato e disperso. Il Governo Meloni deve essere molto attento. Conoscendo il ministro Urso da anni, conosco la sua attenzione non solo al business ma soprattutto a creare fiducia, attenzione, valore aggiunto al made in Italy e difesa legale delle proprietà intellettuali. Lo stesso deve essere fatto dai ministri Lollobrigida e Santanchè. Niente slogan, ma fatti concreti sia di fermezza politica in UE che di certificazione formativa e “narrante” per le esportazioni”. E su cifre e valori: “Le prime stime indicano in circa 250 milioni, su un totale di 750, le bottiglie di bollicine che sono già e verranno stappate nel mondo, fuori dall’Italia durante le Feste2022. Nuovo record spumeggiante”.
Secondo Giampietro Comolli “all’estero – dove sono presenti da anni fidati osservatori e testimonial di Ovse-Ceves che vigilano sui mercati anche come operatori economici – fuori dai paesi del G7, vige molta incertezza, grandi differenziazioni fra canali di vendita e fra consumatori, con una forte propensione ad allargare il gap di prezzo e di consumo fra i prodotti italiani di primo prezzo e quelli premium. Crescono i consumi fuori casa, sempre più diffuso il canale regalistica di Cibo&Vino italiano anche in paesi esteri non tradizionalmente consumatori. Nei paesi più consumatori e maturi di bollicine italiane, circa il 40-45% è concentrato nei giorni delle festività di fine anno e capodanno, mentre il consumo di vini tranquilli è molto più diluito e regolare. Sicuramente il fine anno 2022 è stato anche guidato dalla maggiore competitività monetaria dell’euro sul dollaro, con parità di cambio. Anche le crisi economiche, conflitti in Europa, l’inflazione hanno frenato alcuni consumi di beni non indispensabili. Significativi i numeri che arrivano dai paesi tradizionali importatori, in ordine: Usa, Uk, Germania con Londra e Berlino in pieno recupero, ma bene anche l’Oriente Pacifico, ad iniziare dal Giappone. Buon incremento in Canada e in Brasile, primi segnali interessanti anche dai Paesi del Golfo. Fra le macroaree continentali che brinderanno italiano, un balzo in avanti e un segnale molto importante viene dall’incremento di spedizioni di bottiglie di spumanti nell’estremo oriente asiatico e pacifico: oggi circa il 10% dei consumi totali mondiali. Mentre guardando alle scelte sulle tavole di fine anno dei consumatori internazionali, i vini rossi tranquilli e importanti occupano spazi maggiori rispetto ai bianchi, arrivando a una domanda concentrata dal 18 e 24%, rispettivamente sull’ anno 2021 e ancor più 2020”.
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Alcune informazioni su OVSE-CEVES. L’osservatorio economico-statistico dei vini effervescenti (ex Ones) e il centro ricerche analisi cibo e vino (Ceves) sono stati fondati nel 1991 presso la Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza dal prof Mario Fregoni, Antonio Niederbaker, Zeffiro Bocci, Giampietro Comolli. Oggi Ovse-CevesUni (@osservatorio.ovse.org), ha partecipato alla stesura di oltre 200 tesi sperimentali italiane e straniere sui vini effervescenti, è titolare del premio G. Comolli come borsa di laurea magistralis sperimentale, dei premi G. Conforto e F. Scacchi come riconoscimento a imprese e vini. Indaga su consumi, mercati e tendenze da 30 anni in Italia e all’estero. Osservatorio Accademico Indipendente al servizio di enti e imprese per analizzare e anticipare dinamiche di mercati, canali, settori e business. Svolge 4 sondaggi fissi l‘anno. Si avvale di un panel nazionale di 854 consumatori finali, di 59 testimonial-operatori sul mercato in 32 paesi esteri tramite Linkedin updates group. E’ stato il primo osservatorio economico statistico vini nato in Italia.
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