Occorrono norme chiare per gestione e manutenzione dei sentieri e vie. Il cammino paesaggistico è una forma di turismo crescente.
Fabriano, 12 giugno 2023
Autore: Sergio Sambi
NEWS: intervista al Prof. Giampietro Comolli, presidente del settore Eccellenze Territoriali Distretti Produttivi Turistici di Rete Italia APS, nonché coordinatore del Forum nazionale sul Made in Italy ed anche presidente del Comitato Tratta Piacenza Vie Romee pro Unesco che chiede alla Regione Emilia Romagna di legiferare su tema della tutela del transito di pubblico interesse come attrazione turistica salvaguardando diritti dei proprietari dei fondi privati.
“Troppo diverse e non complete le norme esistenti” afferma Comolli “Il recente grido di allarme lanciato, in piena primavera 2023 e in piena attività, da un buon numero di associazioni, guide, enti locali, enti di promozione sulla crisi dei vari -itinerari- nazionali sparsi per l’Italia impone una riflessione. L’esempio del -sentiero del Tidone- è rappresentativo ed emblematico: 82 km di itinerario lungo la fondovalle del fiume Tidone in Emilia Romagna fra strade pubbliche e private, stradelli e carraie, vicinali e tratturi comportano all’anno 1300 ore di lavoro -dei volontari- solo per la manutenzione ordinaria di base, sfalcio erba, eliminazione ostacoli e taglio rami e di assistenza degli 800 pali con cartellonistica, ovviamente compreso materiali d’uso, lungo il percorso segnalato, accatastato e disegnato su cartoguide e mappe. Il grido d’allarme può mettere in crisi un’attività turistica e attrattiva di una interra vallata in piena stagione escursionistica: la sicurezza, la attenzione e applicazione delle norme, il rispetto ambiente, la certezza delle proprietà private in base anche al Codice Civile e al Codice della Strada per gli effetti penali, sono indispensabili. Alla piccola associazione che gestisce il sentiero mancano i fondi regionali e pubblici: la volontarietà, gratuità, liberalità dei privati non è sufficiente. In Italia si calcolano (fonti ufficiali) 110.000 sentieri di cui 65.000 associati a CAI nelle 509 sezioni distribuite sul territorio nazionale…. migliaia e migliaia di chilometri”.
Giampietro Comolli prosegue toccando un tema che sarà oggetto di valutazione anche nell’apposito FORUM sulla Sicurezza del Territorio, coordinato dal Segretario del Consiglio Nazionale dei Geologi, Domenico Angelone.
“Non esiste una legislazione chiara in materia” afferma Comolli “la giurisprudenza può dare un aiuto ma non è sufficiente anche perché la Costituzione italiana agli artt 44 e 117, rispettivamente sulla montagna italiana e sulle competenze delle Regioni, descrive in modo specifico l’importanza di legiferare in modo -residuale- nel campo del turismo, della salvaguardia, dell’uso, della responsabilità collegata al sistema turistico e fruizione del territorio nazionale. L’art 2 della L.91/1963 istituisce il Club Alpino Italiano che ha la delega alla manutenzione dei sentieri sia associati che non associati, in quanto ente associativo pubblico non economico, difronte ad una platea diversificata di sentieri e itinerari spesso rientranti in leggi di diverso interesse in carenza di ente responsabile, ente di controllo e relative sanzioni verso la non applicazione dell’ente pubblico stesso. In più l’art 3 del Codice della Strada definisce cosa è un sentiero rispetto la strada, ma non disciplina l’uso e su cui non si applica il CdS. In più le singole Regioni legiferano come meglio credono. Difronte a ciò le leggi regionali sono preminenti e hanno compiti ben specifici fra cui finanziare annualmente la manutenzione almeno tenere un catasto e un registro dei sentieri, itinerari, vie culturali. La Regione Emilia Romagna con la legge 14/2003 istituisce i sentieri escursionistici in senso generale. Mentre le regioni Lombardia e Toscana sono molto più specifiche e dettagliate facendo una differenza, per esempio, fra sentieri escursionistici, paesaggistici ambientali e itinerari storico-culturali, religiosi-etici e morali”.
Quali possibili soluzioni lei proporrebbe?
“Una legislazione e una competenza più dettagliata e mirata, compreso responsabilità di funzioni e di esercizio, controlli di enti superiori come i parchi interregionali o gli enti nazionali dei Siti Natura, sanzioni ai gestori dei sentieri che non attivano tutte le procedure e sicurezza sarebbe cosa utile per i fruitori escursionisti in quanto è un -comparto turistico- sempre più in crescita e sviluppo in zone collinari e montane italiane (circa il 60% di tutto il territorio nazionale) ma anche nell’entroterra marino e lacustre. Tutte le leggi e regolamenti operativi derivati – oggi dovrebbero essere coordinate dal resuscitato ministero del turismo grazie al premier Draghi – dovrebbero vedere la presenza di -sentieri e vie antiche- come una linea operativa anche di presidio del territorio, di fruizione e attenzione di luoghi paesaggistici rurali, di manutenzione -più orizzontale- per mitigare certi rischi idrogeologici e di cambi climatici. La competenza in materia è specificatamente delle Regioni (compreso Province e Comunità Montane e Parchi dove ci sono) e la responsabilità diretta identificativa e fruibilità è del Sindaco del Comune. Sempre il Codice della Strada (art 19) assoggetta la strada vicinale sotto la responsabilità del Sindaco e all’art 3, co 1, assimila la strada vicinale a una strada privata di uso pubblico, ma quasi tutti i regolamenti operativi non prendono in considerazione -il pubblico transito su suolo privato-. L’art 825 del C.C. conferma (proprio in considerazione dell’art 637 del C.P che prevede l’ingresso abusivo in fondo privato) la responsabilità dell’autorità pubblica anche sui -sentieri- di pubblica utilità e interesse. Ma manca nelle leggi regionali il riconoscimento che le vicinali o carraie private sono di interesse pubblico se inserite nella -rete sentieri- e in aree di interesse paesaggistico escursionistico”.
A questo punto il presidente Giampietro Comolli chiosa:
“Occorre che vi sia una -certezza del diritto e dei doveri- in materia: quello che è sancito dal Codice Civile, dal Codice Penale, dal Codice della Strada dovrebbe essere recepito -in toto- dalle leggi regionali. Chiediamo che la Regione Emilia Romagna legiferi – in primis – prima possibile una norma specifica partendo dalle indicazioni già presenti in Lombardia e in Toscana (la via Francigena emiliana è proprio in mezzo alla stessa via -franca- lombarda e la via Toscana) che definisca le capezzagne, le carraie, le vicinali, le poderali sentieri a tutti gli effetti- di pubblico interesse qualora siano mappati o indicati o tabellati con cartellonistica come -itinerario- religioso-etico-morale-stoico-paesaggistico-tutelato arrivando a stendere le convenzioni fra Comune interessato e privato agricoltore del fondo privato chiuso. Il Comune deve formulare, per legge, una ufficiale proposta di convenzione per uso della proprietà privata a fini di pubblico servizio, pubblico interesse con l’obiettivo di migliorare l’attrazione turistica del Comune stesso. Ovviamente la -servitù di pubblico interesse-” conclude Comolli “deve essere supportata da una manleva degli agricoltori o proprietari dei fondi interessati verso eventuali disguidi, cadute, pericoli naturali anche a fronte del servizio di manutenzione ordinaria che verrebbe a trovarsi a carico dei proprietari passivi”.
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